Quello che segue è un articolo scritto da uno dei membri, Marco Renzi, per Gt, il periodico dell'Associazione stampa toscana. Lo riproponiamo con il permesso dell'autore:
Giornalisti digitali toscani, un gruppo di lavoro per i professionisti dell'informazione online
Di.gi.ti, ovvero giornalisti digitali toscani, è un gruppo di lavoro nato in seno all'Associazione Stampa Toscana, per volontà di tre giornalisti: Pino Rea (professionista pensionato dell'Ansa anche promotore e mente del progetto Lsdi), Vittorio Pasteris (professionista, economista, esperto di rete e nuove tecnologie, promotore del Journalism Lab, i laboratori dedicati al giornalismo on line del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia), e il sottoscritto. Nel corso della sua breve attività il gruppo di lavoro è riuscito ad attrarre l'interesse di circa un centinaio di addetti ai lavori che hanno deciso di aderire alla pagina Facebook attiva da febbraio.
La finalità principale per cui è nato Di.gi.ti è riuscire a far riconoscere ufficialmente dalle istituzioni giornalistiche nazionali: Ordine dei Giornalisti e Fnsi, l'esistenza del comparto dell'informazione digitale.
Eh sì! Perché a tutt'oggi le istituzioni professionali che governano il nostro mestiere non riconoscono né tutelano in alcun modo l'attività giornalistica svolta sul web.
Una delle tante contraddizioni che governano la nostra professione. In questi anni, in cui non si parla d'altro che del web come strumento indispensabile per l'informazione, un Paese come il nostro, uno dei pochi al mondo ad avere un Ordine professionale della stampa istituito da una legge specifica, ignora l'esistenza del comparto digitale dell'informazione e non dialoga in alcun modo con le migliaia di professionisti che lavorano esclusivamente attraverso il web.
Ebbene eccoci a Voi con una notizia davvero rivoluzionaria: pare che il lavoro dei giornalisti on line, nonostante il disinteresse delle istituzioni del settore, esista, e sia addirittura tutelato direttamente dal contratto nazionale di lavoro della categoria, l'agognatissimo contratto Fnsi.
Nell'ultima riunione “fisica” del gruppo giornalisti digitali toscani svoltasi lo scorso 27 giugno a Firenze a divulgare questa incredibile novità è stato l'avvocato Guido Ferradini, legale esperto di diritto del lavoro, co-titolare con il padre e i fratelli dell'omonimo studio che da anni segue le cause di lavoro per conto dell'Associazione Stampa Toscana.
Ferradini invitato dal gruppo a discutere proprio di “professione ai tempi del web”, ha arringato gli astanti facendo notare come sia facilmente individuabile nell'art. 2 del contratto Fnsi lo strumento giuridico più consono per incasellare l'attività dei giornalisti professionisti blogger.
L'avvocato, prendendo spunto da un suo articolo scritto per il giornale dell'Ast, ha spiegato in particolare come il lavoro dei blog di informazione aggregati dalle varie piattaforme nate in Italia (sia generaliste che di nicchia) non sia da considerare diverso da quello dei giornalisti tradizionali, che collaborano in maniera stabile con varie testate occupandosi di settori di informazione specifici.
«In linea generale per affermare la natura giornalistica – ha scritto Ferradini nel suo articolo citando Vallebona “il lavoro giornalistico definizioni e figure” e Pedrazza Gorlero M. “il giornalismo nell'impianto costituzionale” - si richiede: “la ricerca, l'elaborazione la raccolta il coordinamento il commento, l'invio e la verifica delle notizie” ovvero “la diffusione, attraverso organi di informazione, di notizie e di fatti, acquisiti, elaborati e commentati criticamente e verificati in modo e forme tali da risultare, sempre e comunque, rispondenti alla verità dei fatti narrati” ».
Ferradini ha ricordato come una parte delle centinaia di blogger che hanno contribuito al successo di Huffington Post scrivendo per la testata americana gratuitamente, siano impegnati ora in una azione legale collettiva per ottenere un riconoscimento economico del loro impegno professionale.
«La situazione in Italia è sicuramente più avanzata da questo punto di vista – ha osservato il legale - dal momento che abbiamo un contratto di lavoro (http://www.fnsi.it/Pub_contratti/Pag_cnlg0913.asphttp://www.fnsi.it/Pub_contratti/Pag_cnlg0913.asp ) e che l’ articolo 2 inquadra e regola con chiarezza, dal punto di vista del trattamento economico, proprio il tipo di collaborazioni che si instaurano normalmente nell'editoria giornalistica online».
Lo stesso articolo spiega che sussiste:
a) continuità di prestazione allorquando il collaboratore fisso, pur non dando opera quotidiana, assicuri, in conformità del mandato, una prestazione non occasionale, rivolta a soddisfare le esigenze formative o informative riguardanti uno specifico settore di sua competenza;
b) vincolo di dipendenza allorquando l'impegno del collaboratore fisso di porre a disposizione la propria opera non venga meno tra una prestazione e l'altra in relazione agli obblighi degli orari, legati alla specifica prestazione e alle esigenze di produzione, e di circostanza derivanti dal mandato conferitogli;
c) responsabilità di un servizio allorquando al predetto collaboratore fisso sia affidato l'impegno di redigere normalmente e con carattere di continuità articoli su specifici argomenti o compilare rubriche.
«In sostanza – ha spiegato Ferradini - ove il blogger sia chiamato a fornire un flusso di informazioni nel rispetto di questi requisiti, si può ritenere sussistente di un rapporto di lavoro subordinato.
Si tratta di uno ‘’strumento forte’’ - ha concluso l'avv. Ferradini - che potrà essere usato elasticamente contro le illegalità e le irregolarità diffuse ad ampio raggio proprio nel campo del giornalismo online».
Che sia il momento di cominciare a pensare seriamente all'esistenza del comparto on line dell'informazione?
Marco Renzi
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